lunedì 27 febbraio 2012

Alone in the dark






There is a solitude of space
A solitude of sea
A solitude of death, but these
Society shall be
Compared with that profounder site
That polar privacy
A soul admitted to itself -
Finite Infinity

(Emily Dickinson)


domenica 26 febbraio 2012

Night


È bella di notte la città.
C’è pericolo ma pure libertà.
Ci girano quelli senza sonno, gli artisti, gli assassini, i giocatori, stanno aperte le osterie, le friggitorie, i caffé.
Ci si saluta, ci si conosce, tra quelli che campano di notte. Le persone si perdonano i vizi.
La luce del giorno accusa, lo scuro della notte dà l’assoluzione.
Escono i trasformati, uomini vestiti da donna, perché così gli dice la natura e nessuno li scoccia. Nessuno chiede conto di notte.
Escono gli storpi, i ciechi, gli zoppi, che di giorno vengono respinti.
È una tasca rivoltata, la notte nella città.
Escono pure i cani, quelli senza casa. Aspettano la notte per cercare gli avanzi, quanti cani riescono a campare senza nessuno.
Di notte la città è un paese civile.



(Erri de Luca, da “Il giorno prima della felicità”)




venerdì 24 febbraio 2012

giovedì 23 febbraio 2012

Giornalini



[…] Ora però sarebbe arrivato un bambino. Alti com’erano i suoi giornalini erano fuori della portata ed  anzi del guardo del futuro esserino, tuttavia era bastata una frase muliebre ad allarmarlo: “Pensa a quando i  tuoi vecchi fumetti verranno buoni per Filippuccio”.  Verranno buoni? Sono stati, furono buoni – avrebbe voluto protestare – e serbano la loro bontà come una luminescenza perpetua. 
Ma non parlò, perché subito  dovette obbedire al più forte impulso di montare lassù a prendersele, quelle cose benedette sì inopinatamente insidiate.
Ridisceso con tutto il blocco ci soffiò sopra per mandare via il grosso della polvere; poi sciolse lo spago che lo rilegava, e ancora una volta i cimelî si sparsero davanti ai suoi occhi commossi.  Li considerò attentamente. Tutti i Tintin; tutti gli album originali di Cocco Bill; tanti L’Uomo Mascherato, pochi Mandrake, un po’ di Nembo Kid, un po’ di Jeff Hawke, le prime tre annate di Linus, quel primo Paperepopea, quel primo Topolineide, due Zio Tibia, ancora qualcosa, ancora qualche sciolta reliquia. Come gli era sempre successo in simili occasioni, fu sufficiente un impercettibile supplemento di indugio su una copertina per cedere all’impulso di sollevarla: e sollevatela, per incominciare a rileggere quella storia; e incominciatela, per giungere fino in fondo. Rilesse così I sigari del faraone, poi Il cosacco Cocco Bill, poi Le sette sfere di cristallo: dopodiché – erano passate più di due ore – si riscosse con un brivido penoso, sospirò profondamente, e disse a sé stesso quanto segue: “È questo un cristallo di sogni, è questo l’unico lampo non triste della vita mia; son documenti, sono fossili di un’età che mi chiede la pietà di un omaggio; sono cadaverini che si rifiutano di morire; sono ciò che solo io so cosa sono. E questo dovrebbe venire “usato”?  Dovrebbe tornare “attuale”, domani? Attuale! Questi coaguli mostruosi, questi sovrumani concentrati della mia malinconia, questi monumenti della mia solitudine, queste cose SACRE dovrebbero finire in mano di una creatura (amata, certo, consanguinea, anche) di una creatura sbavante che me li pasticcerà con osceni pastelli, con più oscene penne biro? Sono pregne delle mie continuazioni e rielaborazioni, siffatte entità, incasellano irripetibili giorni, codeste vignette (amati quadrati, adorati rettangoli, emblémata della mia camera, insegne del letto mio), sì, sì, sono storia, museata chiosata laudatissima historia, sono una docta collectio (signata, schedata) che merita scienza, distanza, l’amor che si debbe ai classici (Tacito Proust Guicciardini, Soldino Geppetto Eta Beta), e sono, e son tradizione, e son religione. E son commozione.

(Michele Mari,  da “Tu sanguinosa infanzia”)



venerdì 17 febbraio 2012

martedì 14 febbraio 2012

Valentine melody


... in the scarlet light of valentine’s our paper hearts are blind




When there's wine in your belly
Love rhythm's on your tongue
For you are a woman
And each man has been too young
But for me you were a lover
Gently under your cover
Your sheet reeks of odours
Oh I came here to hold and be held for a while

I've been drifting like a dream out on the sea
I've been drifting in between you and me
Everytime I think about you
I can't remember what I said or did
Was right or wrong, you know I just don't remember
All I wanna be is what you mean to me
All I wanna be is what you mean to me

Late last night as I dreamed in dizzy sunlight
I thought I heard your bare feet up the stairs
Just like a fool, just like a fool 

I went to see
I've been drifting
Like a dream out on the sea
I've been drifting in between what used to be



Happy Birthday, Tim.
Love forever


lunedì 13 febbraio 2012

mercoledì 8 febbraio 2012

martedì 7 febbraio 2012

Sulla morte, senza esagerare



[Si desidera la morte solo nei malesseri vaghi; la si fugge al minimo malessere preciso.
   (E. Cioran)]


Sulla morte, senza esagerare                             


Non s'intende di scherzi,
stelle, ponti,
tessitura, miniere, lavoro dei campi,
costruzione di navi e cottura di dolci.
Quando conversiamo del domani
intromette la sua ultima parola
a sproposito.
Non sa fare neppure ciò
che attiene al suo mestiere:
né scavare una fossa,
né mettere insieme una bara,
né rassettare il disordine che lascia.
Occupata a uccidere,
lo fa in modo maldestro,
senza metodo né abilità.
Come se con ognuno di noi stesse imparando.
Vada per i trionfi,
ma quante disfatte,
colpi a vuoto
e tentativi ripetuti da capo!
A volte le manca la forza
di far cadere una mosca in volo.
Più di un bruco
la batte in velocità.
Tutti quei bulbi, baccelli,
antenne, pinne, trachee,
piumaggi nuziali e pelame invernale
testimoniano i ritardi
del suo svogliato lavoro.
La cattiva volontà non basta
e perfino il nostro aiuto con guerre e rivoluzioni
è, almeno fin ora, insufficiente.
I cuori battono nelle uova. Crescono gli scheletri dei neonati.
Dai semi spuntano le prime due foglioline,
e spesso anche grandi alberi all'orizzonte.
Chi ne afferma l'onnipotenza        
è lui stesso la prova vivente
che essa onnipotente non è.  
Non c'è vita
che almeno per un attimo
non sia immortale.
La morte                                                                             
è sempre in ritardo di quell'attimo.
Invano scuote la maniglia                                        
d'una porta invisibile.
A nessuno può sottrarre

il tempo raggiunto.                             

(Wisława Szymborska)  





domenica 5 febbraio 2012

sabato 4 febbraio 2012

Solitudine


«Qualcuno dice che mi sono "ritirata" in un eremo; e io puntualmente reagisco. Un eremo non è un guscio di lumaca, e io non mi ci sono rinchiusa; ho solo scelto di vivere la fraternità in solitudine. E lo preciso puntigliosamente per rispondere all'obiezione che concepisce questa solitudine come un tagliarsi fuori dal contesto comunitario e che –come confonde la comunione con la comunità- confonde anche la solitudine con l’isolamento, la misantropia, la chiusura egocentrica. 
E invece no. L'isolamento è un tagliarsi fuori ma la solitudine è un vivere dentro».

(Adriana Zarri, Un eremo non è un guscio di lumaca)


"La poesia nasce dal silenzio"



Wisława Szymborska               

(Kórnik, 2 luglio 1923 
Cracovia, 1° febbraio 2012)




Tutto -
una parola sfrontata e gonfia di boria.
Andrebbe scritta tra virgolette.
Fa finta di non tralasciare nulla,
di concentrare, includere, contenere e avere.
E invece è soltanto
un brandello di bufera.

mercoledì 1 febbraio 2012